L'insurrezione di Capitol Hill del 6 gennaio 2021 è stata un momento di svolta per gli Stati Uniti, poiché ha portato alla luce la vera natura dell'estremismo politico presente all'interno del partito Repubblicano. La commissione di inchiesta sul 6 gennaio ha concluso che l'attacco al Campidoglio è stato causato dall'incitamento di Trump e da altri membri del partito, e le stesse parole del presidente della commissione, il deputato democratico Bennie Thompson, lasciano poco spazio a interpretazioni: Esprimere un voto negli Stati Uniti è un atto di fede e di speranza. Quando inseriamo la scheda nell'urna, ci aspettiamo che le persone nominate sulla scheda mantengano la loro parte dell'accordo. Donald Trump ha infranto questa fede. Ha perso le elezioni del 2020, e lo sapeva. Ma ha scelto di provare a rimanere in carica attraverso uno schema in più parti per ribaltare i risultati e bloccare il trasferimento dei poteri. In questo contesto, il ruolo delle teorie cospirazioniste come Stop the steal e la normalizzazione del suprematismo bianco sono diventati sempre più evidenti, con molti esponenti del partito repubblicano disposti ad abbracciare entrambi al di là di semplici ammiccamenti, mentre negli Stati a guida repubblicana sono discusse e approvate a tappeto leggi liberticide. Anche il favorito per le presidenziali del 2024, il governatore della Florida Ron deSantis, attraverso le "guerre culturali" e leggi specifiche che stanno compromettendo la libertà di espressione e di insegnamento, non sembra intenzionato a invertire questa preoccupante tendenza, ma piuttosto a trovarle una nuova veste di accettabilità. Se la politica americana è da sempre descritta come una partita a due, che cosa succede quando l'obiettivo di una delle due squadre è di sabotare il gioco? Cosa riserba l'orizzonte politico, a un anno dalle prossime elezioni?
Con: Leonardo Bianchi (giornalista freelance), Martino Mazzonis (giornalista freelance), Raffaella Menichini (Lead Stories), Sylvia Poggioli (NPR)