Un inverno demografico sta colpendo l'Italia, con un calo della popolazione sotto i 59 milioni di residenti e un record negativo di natalità (solo 393.333 nascite) nel 2022. Un’analisi dell'ISTAT mostra un declino continuo delle nascite a partire dal 2008, aggravato dalla crisi finanziaria globale che ha impattato l'instabilità lavorativa, l'aumento del costo della vita e le difficoltà nell’avere accesso a un’abitazione.
Nel 2022, il tasso di fertilità in Italia era di 1,24 figli, ben al di sotto della soglia di sostituzione di 2,1. Ciò contribuisce all’invecchiamento della popolazione e a un rapporto crescente tra anziani e giovani. Il fenomeno, tuttavia, non riguarda solo l’Italia ma si estende a livello globale e europeo, con l'Unione Europea che prevede una riduzione demografica del 6% entro il 2100.
L'Italia si distingue comunque per la gravità della situazione, con il tasso di natalità più basso tra gli stati membri dell'Ue. Il declino della natalità è attribuito a diversi fattori economici, come l'instabilità finanziaria post-2008, e culturali, inclusa l'età avanzata delle prime maternità e le limitate politiche di welfare. L’impatto della crisi demografica sull'economia italiana include potenziali riduzioni della produttività e del PIL, con implicazioni per il sistema pensionistico e la spesa sanitaria.
Per affrontare questi problemi, alcuni esperti suggeriscono soluzioni come incentivi alla natalità, supporto a un maggiore equilibrio tra vita professionale e familiare, aiuti finanziari per le famiglie, miglioramento dei servizi per l'infanzia, promozione della fecondazione assistita, aumento degli stipendi, politiche migratorie inclusive e valorizzazione del contributo sociale degli anziani.
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