L’Italia è sotto attacco. L’invasore non è uno Stato estero. Il nemico non ha un volto facilmente riconoscibile, ma la sua presenza è ormai talmente forte e radicata, che viene quasi considerato un alleato dal governo italiano. È il gioco d’azzardo legalizzato, una macchina perfetta che lavora a più livelli, e che nell’ultimo anno ha succhiato agli italiani 100 miliardi di euro. Succhiati si, ma spontaneamente. Perché non è solo una questione di denaro. Sembra una tassa invisibile e volontaria, una tassa del popolo. L’invasione si sviluppa a livello economico, ma anche territoriale, politico, sociale, mediatico e culturale. È un circolo vizioso, che coinvolge tutti questi aspetti e li modifica per il fine massimo: il profitto. Ma un profitto di pochi, in contrasto alla sofferenza e alla povertà di molti, troppi. Perché indubbiamente l’unico modo certo e accurato di guadagnare con il gioco d’azzardo è solo uno: gestirlo. Ed è impossibile inoltre comprendere come l’invasione del gioco d’azzardo legale abbia trasformato e modificato la politica, la società, l’economia, la comunicazione di massa e la cultura, senza raccontare uno spaccato dell’Italia dell’ultimo ventennio.
Per ottenerla, è stato necessario realizzare però un’ampia analisi. Un’analisi che ci ha portato ad approfondire tre grandi contesti cardine e dipendenti l’uno dall’altro (contesto politico/economico, mediatico e socio-culturale), i quali mostrano le assurdità, i paradossi e le nefandezze che caratterizzano il gioco lecito nel Bel Paese, creando uno spaccato perfetto per raccontare l’ultimo ventennio italiano e una crisi economica, sociale e culturale, che sembra quasi pianificata dall’alto, a tavolino.