Da quando sono entrati a far parte del governo Netanyahu, i due ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir hanno costantemente gettato benzina sul fuoco del già infiammato Medio Oriente. Immersione nella storia recente di Israele, per decifrare l'influenza dell'estrema destra, sionista e religiosa.
Sincera sintonia ideologica od opportunistico calcolo politico? Nel 2022, nonostante le inchieste per corruzione a suo carico, il premier israeliano Benyamin Netanyahu è tornato al governo di Tel Aviv alleandosi con due figure-chiave dell'estrema destra del Paese ebraico: Bezalel Smotrich, capo del partito sionista religioso, che avrà il dicastero delle finanze e dell'amministrazione civile degli insediamenti, ed Itamar Ben-Gvir, leader della formazione suprematista Jewish Force, incaricato della sicurezza interna. Tra una riforma della giustizia che ha provocato un'ondata di manifestazioni mai vista prima, distribuzione di armi e provocazioni, la strategia è una sola: seminare il caos perseguendo l'obiettivo di annettere i territori occupati e instaurare una teocrazia autoritaria in Israele.
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