La relazione tra Stati Uniti e Israele ha radici profonde che risalgono alla fine dell'Ottocento, quando gli Stati Uniti iniziano a sostenere il movimento sionista per la creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Nonostante l'isolazionismo americano dell'epoca, influenti figure ebraiche negli Stati Uniti promuovono questa causa, portando il Congresso a supportare ufficialmente la nascita di Israele.
Nel 1948, gli Stati Uniti sono il primo Paese a riconoscere lo Stato di Israele, consolidando un'alleanza che si intensifica dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Questa vittoria militare di Israele rafforza la percezione americana di Israele come alleato strategico nel Medio Oriente durante la Guerra Fredda.
Negli anni '80, l'alleanza si approfondisce ulteriormente con l'accordo di libero scambio del 1985 e il sostegno degli Stati Uniti alla transizione economica di Israele verso il neoliberismo. Questo porta a una forte integrazione economica e tecnologica tra i due Paesi, con Israele che emerge come leader nel settore hi-tech, noto come "Silicon Wadi".
Dopo l'11 settembre 2001, la lotta al terrorismo avvicina ancora di più Stati Uniti e Israele. La cooperazione in ambito militare e di sicurezza si intensifica, con gli Stati Uniti che forniscono aiuti significativi, inclusi sistemi come l'Iron Dome. Nonostante occasionali tensioni politiche, l'alleanza rimane solida.
Eventi recenti, come l'attacco di Hamas nel 2023 e la risposta militare di Israele, hanno messo alla prova l'alleanza. Gli Stati Uniti continuano a sostenere Israele, ma emergono nuove sfide, poiché le giovani generazioni americane mostrano maggiore simpatia per la causa palestinese. Questo potrebbe influenzare il futuro dei rapporti tra Stati Uniti e Israele.
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