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15 Gennaio 2021
18:36
Mi hanno coinvolto e commosso nel profondo, provenendo dall'Isola dei Sardi, la storia di Mimmo Lucano, di Badolato, di Riace, della Calabria e del Mediterraneo tutto: Mare nostrum, che tante volte "sopra loro-noi si chiuse", o assiste a tanti sbattuti sulle spiagge infreddoliti e impauriti. Qualche volta, raramente, anche accolti. E' esemplare, al riguardo, l'esperienza di Mimmo Lucano che mette in pratica non solo la solidarietà, ma anche l'accoglienza e la reciprocità'. Nell'esperienza straordinaria di Mimmo Lucano si coniugano attività istituzionale e intervento dal basso, rendendo i profughi non oggetto di assistenza, ma protagonisti di una nuova vita. Mette in pratica un motto proposto da don Luigi Liegro alla Caritas: "meno carità e più giustizia". Un'esperienza, che nonostante le sue travagliate e contrastate vicende, ha avuto una risonanza internazionale e lasciato un segno nella coscienza di tanti. La forza straordinaria di questo film è costituita non solo dall'intrecciarsi e incrociarsi di tante testimonianze, ma anche dalla scelta felice di raccontare la storia di Mimmo Lucano attraverso la sua autorappresentazione, mai enfatica e retorica e le percezioni esterne del suo impegno operoso e delle sue idealità in cui il più autentico messaggio cristiano si coniuga con i valori universali e perenni dell'eguaglianza, della giustizia e della solidarietà.
Carlo Felice Casula
12 Gennaio 2021
15:49
Voci dell' "altra Calabria" ci accompagnano in questo viaggio per raccontarci entusiasmi e impasse di un'esperienza esemplare nata nel 2004 e bruscamente interrotta dopo poco più di un decennio : il "modello" Riace e la storia di Mimmo Lucano che ne è protagonista e vittima. Cinquantasette minuti per un racconto coraggioso che si muove tra ragione e passione. Il modello Riace infastidisce lo scenario politico istituzionale che nei confronti dell'immigrazione sta progressivamente chiudendo tutti gli spazi. Da destra e dalla così detta sinistra di governo. Alla ricerca del consenso elettorale si apre una gara a chi fa più respingimenti, tutti incuranti dei cimiteri marini che inghiottono sempre più persone e intransigenti rispetto al reato di clandestinità. Lo denuncia, senza ipocrisie e infingimenti, lo stesso Lucano nella sua intensa intervista, raccontando l'affermazione del ministro dell'interno Minniti, alla vigilia delle elezioni del 2018 " con Riace perdiamo i consensi..". Il sovranismo di "prima gli italiani" ha già vinto sul piano culturale prima ancora che politico, producendo una sostanziale omologazione come se, si rammarica Lucano "..dall'immigrazione dipendessero tutti i mali del paese". E allora, con l'avvallo di tutte le forze politiche - eccettuata la residuale sinistra alternativa che gli sarà vicina in tutte le sue vicende - diventa facile attaccare Mimmo Lucano sul terreno per lui più scivoloso, quello della rigorosa applicazione delle norme. Due casi emblematici: la consegna della carta d'identità ad una migrante che si vuole allontanare, bypassando per urgenza il controllo dei carabinieri; e la stessa cosa per un bambino che si deve ricoverare. "io stesso in conflitto con me stesso", confessa Lucano, evidenziando la contraddizione che esiste, dai tempi di Antigone, tra legalità e giustizia. Espressione di disobbedienza civile che spesso accompagna i comportamenti che mirano a far cambiare le leggi, violandole. Nella emozionante intervista in cui Lucano parla della sua storia non solo giudiziaria, riesce a dare conto della sua verità: analizza e puntualizza con un'ansia di far capire -tra esitazioni e certezze - i singoli passaggi di un'esperienza in cui ha messo in gioco tutto se stesso. Risulta vero, passionale, spigoloso ma anche, a tratti, disarmante di fronte ad una politica cinica e un po' ottusa che mira a delegittimare il suo operato, togliendogli dignità e libertà e a isolarlo. L'operazione è riuscita solo in parte : lo dimostra questo filmato che si conclude con una bella interpretazione di Giovanna Marini: soli non siamo. Anche grazie a film come questo, ci adopereremo in tanti perché questa vicenda non venga dimenticata e se ne continui a parlare seguendo anche il suo percorso giudiziario: Mimmo Lucano non è solo.
Silvana Pisa
11 Gennaio 2021
22:06
Un film-documento che mi ha preso il cuore. Da calabrese emigrata dall'infanzia e straniera in ogni luogo, ho sentito sulla pelle i graffi della sofferenza e della passione di Mimmo Lucano. In lui ho ammirato tutti gli uomini e le donne di Calabria, compresi i e le migranti, che con semplicità e coraggio hanno resistito e resistono agli attacchi di tutti i poteri. Di quei poteri che intanto Mimmo ha citato con nomi e cognomi e di moli altri, che hanno sbeffeggiato una terra che non trova pace. Grazie a chi ha pensato e realizzato questo documento che dovrebbe essere divulgato, perché il momento è sempre ORA! Vorrei sapere se può essere condiviso. Grazie!
Maria Teresa Pellegrini Raho
10 Gennaio 2021
11:07
Un film,puntuale,giusto e importante questo sulla "verità di Mimmo Lucano".Complimenti per l'impostazione e come è stato realizzato.L'esperimento coraggioso di Riace deve continuare a vivere come un faro sulla civilta'della accoglienza dello straniero che fa parte della nostra cultura mediterranea.Va divulgato,proiettato il più possibile per mantenere in vita una esperienza che oggi appare come una utopia.Ma senza utopie non c'è vita.Grazie a Mimmo e a tutti voi che avete realizzato questo film.
Sandro Casalini
9 Gennaio 2021
19:35
Un film potente di ardore e fiducia. Sano e generoso nel lasciare che ognuno racconti il suo fino alla fine. Una storia nota ma sconosciuta qui ascoltata con la naturale potenza della vita reale che Mimmo Lucano finalmente ci racconta. Bravi tutti protagonisti ed autori Gaia
gaia ceriana
8 Gennaio 2021
19:29
"Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce".... ....e Tomaso D'Elia mi porta d'emblèe, ma con grazia, nelle ragioni di un cuore spezzato che la ragione non vuol riconoscere: quelle di Mimmo Lucano e della realtà storica e sociale difficile come quella della Locride. In contesti dove chi è sano di mente non può non riconoscere che i problemi non sono altro che soluzioni mancate, dove chi ha avuto il coraggio di "osare" con le ragioni del cuore viene annientato. È anche un viaggio tra sacro e profano, dove emergono le figure di Berbantini e Lucano tese come corde d'arpa in un inteeccio tra ideali laici e secolare conoscenza e saggezza cristiana che accarezzano i cuori.
Alessandro Melis
8 Gennaio 2021
16:53
Un testo di Educazione Civica per questi primi anni del nuovo milennio. Complimenti! e grazie. Ps. Preziose le parole di monsignor Bregantini
alessandro b.
8 Gennaio 2021
10:38
Un film molto utile in questa fase di stasi: le radici e l'origine storica dell'impegno di Mimmo Lucano emergono con forza, dando l'idea di un percorso comune a varie realtà calabresi iniziato tanto tempo fa. Quel "favorite" simbolo dell'accoglienza meridionale mi ha avvicinato molto al senso del film. Grazie Tom, grazie Ugo, e grazie a tutte le persone che ci hanno lavorato.
Milena
7 Gennaio 2021
20:15
Nel titolo del film è racchiuso il senso di ciò che questo film documentario mi ha lasciato: Non rimarrò in silenzio. Non rimanere in silenzio, significa appunto farsi carico delle parole. Le parole dei testimoni di questa storia, quelle di Mimmo Lucano di monsignor Bregantini e di tutti gli altri, ci appartengono. Se l'esperimento di Riace oggi non esiste più, cancellato da un progetto politico mirato alla sua distruzione come modello culturale, il film ci lascia tuttavia l'eredità delle parole e dei valori che l'esperienza di Riace porta con se. Lo stile di regia del film, in cui la macchina da presa si sottrae per aprire l'immagine alle testimonianze, mette al centro, appunto la parola. Che non dobbiamo dimenticare. Quindi grazie a Tommaso D'Elia Ugo Adilardi e tutti coloro che hanno realizzato questo importante racconto documentario per ricordarci un volta di più che le parole ci chiamano in causa, per non dimenticare, per difendere e lottare per tutto ciò che queste significano.
Marco Neri
21 Gennaio 2021
16:36
Veramente molto toccante. Un viaggio ravvicinato nell'anima di un luogo, di un progetto di inclusione, di un esperimento di accoglienza che era un modello per il mondo intero - e che la solita 'cattiva politica' è riuscito ad affossare. E un'occasione rara di avvicinare coloro che sono stati protagonisti di quel progetto, e che adesso possono solo rievocare, al passato. Un film molto amaro, sull'amarezza della sconfitta. Meriterebbe di essere visto anche fuori Italia, auguro agli autori che ciò possa avvenire.
Daniela Bezzi